Ekaterina Shablavina
Tecniche e metodi degli orefici gotici del V-VII secolo d.C. (preparazione della monografia “Produzione orafa nel regno di Bospor nel primo medioevo”)
La finalità principale di questo lavoro è la conoscenza e la ricerca di materiali archeologici che trattino della storia gotica e delle relazioni con l’Impero Romano d’Occidente e Bizantino, attraverso la produzione orafa e la lrelativa etteratura scientifica. Il fiore all’occhiello di questo periodo fu il Regno ostrogoto di Todorico il Grande.
Il tema del progetto è “La produzione tecnica degli orafi del V-VII secolo d.C” esaminata con il metodo della tracceologia. Nelle necropoli sul Bosforo furono ritrovati molti gioielli sia gotici che appartenenti alla popolazione locale. La presente ricerca è preliminare alla preparazione della monografia sulla “Produzione orafa nel regno del Bosforo nel primo medioevo”.
Nelle collezioni delle antichità del Bosforo dell’Ermitage ci sono alcuni pezzi appartenenti sia alla popolazione gotaica che agli abiti femminili e maschili della popolazione residente (fibbie a forma di testa di aquila, fibule a dito, spille con decorazione a raggiera, fibule a doppia placca, frammenti di cinture e orecchini d’oro). Tradizionalmente i prototipi dei gioielli del Bosforo erano proprio gli oggetti dell’Europa Centrale, che sono ora conservati presso i Musei italiani. Tecnicamente questa affermazione non è confermata. Lo studio sulle tecniche di produzione degli oggetti attraverso il metodo della tracceologia è stato permesso per determinare la presenza di una continuità produttiva tra le produzioni antiche del Bosforo e quelle dell’Europa Centrale.
Durante il periodo della borsa di studio in Italia, ho lavorato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara e la biblioteca del Museo di Castelvecchio a Verona. Ho frequentato anche monumenti e musei di Ferrara (Museo Archeologico Nazionale), Ravenna (Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Sant’Apollinare Nuovo, San Vitale, Mausoleo di Galla Placidia, Battistero, Cattedrale, Museo Arcivescovile e Cappella, Chiesa di San Giovanni Evangelista, Palazzo di Teodorico, Mausoleo di Teodorico, Museo Nazionale), Bologna (Museo Archeologico), Venezia (Museo Archeologico Nazionale), Torino (Museo di Antichità, Museo Civico di Arte Antica), Reggio Emilia (Museo Civico “Chierici” di Paletnologia), Verona (Museo di Castelvecchio, Museo Archeologico), Firenze (Museo Archeologico), ricercandovi le collezioni archeologiche del periodo altomedievale. I reperti sono stati studiati col metodo della tracceologia. Sui pezzi possono essere trovate differenti tracce di lavorazione e di rrestauri. Nel corso dello studio, ho formulato una dettagliata descrizione morfologica e tracceologica, scattando foto per ogni pezzo esaminato. Queste descrizioni costituiscono una parte del catalogo sugli oggetti altomedievali. L’ammontare complessivo dei reperti archeologici che ho analizzato è di 150 pezzi. Il coinvolgimento delle collezioni archeologiche italiane è, quindi, un grande contributo alla ricerca sulla produzione di oreficeria del Bosforo del primo medioevo.
Il risultato dello studio
Il confronto combinato tra il materiale archeologico con i dati iconografici e le fonti scritte ha permesso di ottenere informazioni più complete sulla cultura materiale del periodo altomedievale e di ricostruirne la produzione orafa. Il materiale numismatico (Collezione di Domenico Pasqualigo e il Tesoro di San Tomà, Venezia), agli intagli su ossa (Bologna, Ravenna) così come i mosaici di Ravenna forniscono una chiara idea del costume ostrogoto del V secolo d.C. (Regno di Teodorico) e del costume bizantino del VI secolo d.C. (Regno di Giustiniano). I gioielli, che erano applicati su quegli abiti, rappresentano i ritrovamenti archeologici nel territorio italiano (Tesori di Desana, Reggio Emilia, alcuni ritrovamenti nel territorio di Torino, Bologna, ecc).
Attraverso i risultati delle analisi delle micro tracce sui reperti (fibbie a forma di testa aquila, fibule a dito, frammenti di cinture, braccialetti e orecchini d’oro con perle poliedriche), sono stati distinti e ricostruiti fasi e metodi di produzione degli oggetti e determinato il livello di abilità dell’orafo. Le caratteristiche tecniche scoperte nei pezzi gotici permettono di effettuare paragoni con altre simili categorie di oggetti che hanno avuto origine in differenti territori dell’Europa Occidentale (Germania, Francia) e Orientale (Crimea, Regione centrale del fiume Nipro).
Quindi, sul Bosforo nel periodo altomedievale la produzione seriale di oggetti veniva terminata, per fibule e fermagli,
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Fig.1 Fibule a dito |
tramite la fusione con elementi metallici. Come abbiamo appurato, molti furono gli orafi che lavorarono in questo territorio in tempi differenti. La primissima produzione di uno degli orafi è rappresentata dalle serie 1 e 4 di fibule a dito (fine V-prima metà VI secolo d.C.). Un orafo successivo produsse le serie 2 e 6 delle fibule a dito, che apparvero sul Bosforo tra la fine dell’ultimo quarto del V e la prima metà del VI secolo (fig.1).
Le opere del terzo orafo, che iniziò a lavorare nel secondo trimestre del VI secolo d.C., sono fibbie argentate, conosciute come “tipo di Aquileia” (serie 3), spille a testa di aquila, braccialetti d’argento e accessori per cintura di forma araldica.
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Fig.2 Fibule a testa di aquila |
Nell’ultima fase di esistenza del Regno del Bosforo, comparvero oggetti di ottone, prodotti dall’ultimo orafo che copiò modelli dagli originali e dalle oreficerie più antiche (fig.2). Tra gli oggetti di produzione locale del Bosforo si distinguono gli oggetti (fermagli, fibule, orecchini) importati dall’Europa Occidentale e dal Sud-Ovest della Crimea, creati dalla fusione di elementi metallici. Come per il metodo della produzione seriale, questa tecnica fu tipica per le manifatture delle tribù germaniche dell’Europa occidentale.
In aggiunta a questo lavoro, ho preparato per la pubblicazione un articolo su “La produzione tecnica degli orecchini d’oro con perle poliedriche dalle sepolture del primo periodo medievale”.