Maria Šcetina (Museo e Pinacoteca A.Radišcev, Saratov)

Ricerche sul collezionismo della scultura italiana neoclassica (preparazione del catalogo della scultura europea)

Maria Šcetina (Museo e Pinacoteca A.Radišcev, Saratov)

La figura più rappresentativa del neoclassicismo è Antonio Canova, da cui saranno influenzati, in maniera più o meno palese, tutti gli scultori della prima metà del XIX secolo. Questo studio ha pertanto avuto come obiettivo quello di indagare come questa influenza si sia manifestata.
 
Il caso studiorum rigurada l’influenza che ebbe Antonio Canova su Cincinnato Baruzzi (1796-1878). È particolarmente interessante lo studio di questo personaggio poiché, dopo la morte di Canova (Venezia, 13 ottobre 1822), l’unico erede, monsignor Gian Battista Sortori, affidò a Baruzzi il compimento delle opere iniziate dal maestro.
 
Per Sartori, così come per molti dei suoi contemporanei, Baruzzi rappresentò a pieno il gusto neoclassico canoviano. La sua attività e le sue opere si legano inscindibilmente al periodo storico in cui visse, gli anni fra la fine della Restaurazione e le prime lotte risorgimentali. Alcuni studiosi moderni gli attribuiscono il merito di aver diffuso uno “stile internazionale”, che all’epoca veniva inteso come “italian style”.
 
La produzione artistica di Cincinnato Baruzzi è ricchissima e fiorente, come le tematiche trattate che riprendono soggetti mitologici, profani, religiosi, tra cui rientrano i monumenti funerari e i ritratti. A Bologna sono conservati molti dei suoi lavori nelle Collezioni Comunali d'Arte, nella chiesa di San Petronio (il Monumento a Felice Baciocchi e ad Elisa Bonaparte), nella Certosa di Bologna (il Monumento della famiglia Pallotti, la Tomba della famiglia Minghetti, il Monumento a Paolo Costa, a David Montanari, quello per la Famiglia dei marchesi Pizzardi, la Tomba della famiglia Primodì, il medaglione con ritratto per il Monumento di Antonio Martinetti e la Tomba della contessa Bentivoglio). In tutti questi lavori Baruzzi ripropone fedelmente i canoni neoclassici di scuola canoviana.
 
A Ferrara si trovano una serie di opere databili intorno alla metà del 1820 – periodo in cui l’influenza di Canova fu quanto mai preponderante, fatto che ha portato alcuni autori moderni a definirlo “imitatore cieco”, “un semplice simulatore” del maestro di Possagno. Nel Cimitero comunale della Certosa di Ferrara furono collocati il Monumento al senatore Luigi Massari del 1827, il medaglione con il ritratto di Carlotta Massari (1828-1829) e La Memoria e il Genio della Morte (1827), scolpito in ricordo di Alberto Trentini. Proprio i monumenti funerari evidenziano la fedeltà di Baruzzi ai canoni neoclassici di scuola canoviana.
 
Il progetto del Monumento a Luigi Massari è composto da un’ampia lapide rettangolare sulla quale sono scolpite tre figure ad altorilievo. Al centro è l’erma di profilo del senatore Luigi Massari, di fronte al quale, sulla sinistra, è inginocchiata una figura femminile in abiti classici, mentre a destra è la figura del Genio della Morte, seduto e che tiene la torcia della vita.
 
Il Monumento ad Alberto Trentino rappresenta un giovane alato, stante, dalla postura aggraziata, con la testa piegata sulla spalla destra e con il piede sinistro leggermente arretrato rispetto al busto. Nella mano destra tiene un fiore, il braccio sinistro è piegato all’altezza del gomito, sempre a sinistra si volge il capo come a guardare il visitatore. La statua è posta su un basamento rettangolare nel cui prospetto è allocato, entro un clipeo, il ritratto di profilo di Alberto Trentino.
 
I monumenti funerari presentano evidenti analogie con le opere di Antonio Canova. Ad esempio, la figura dell’angelo, che vediamo nello schizzo di Baruzzi per il Monumento a Alberto Trentino, rievoca la famosa statua dell’ “Amorino alato” (1794-1796/97, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage).
  
Nel monumento funerario del conte Luigi Massari la figura seduta in basso a destra, il Genio della Morte che tiene la fiaccola della vita, riprende la posa del “Genio della Morte” scolpito da Canova nella tomba monumentale di Papa Clemente XIII (1787–1792, Roma, Basilica di San Pietro) e quella del “Genio della Morte” del Monumento funebre dello stesso artista (1827, Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari).
 
La figura di donna inginocchiata, con la mano sinistra appoggiata al convoglio, è associata alla famosa “Stele Volpato”, ma ricorda anche le numerose figure femminili dei disegni di Antonio Canova, ben noti a Cincinnato.
 
Analogie simili possono essere rintracciate in altre opere. La statua di “Apollino” (Bologna, Collezioni Comunali d'Arte) riprende quasi fedelmente l’“Amorino alato” di Antonio Canova. Non dobbiamo pensare però che Cincinnato Baruzzi fosse un pedissequo imitatore del maestro, egli infatti introdusse nelle sue opere elementi naturalistici sensuali e leziosi.

Lo studio del patrimonio Cincinnato Baruzzi, uno dei più interessanti e significativi scultori italiani dell’Ottocento, può rivelare molte sorprese, anche grazie ai numerosi documenti d’archivio conservati nelle Biblioteche di Ferrara e di Firenze (Biblioteca di Kunstchistorisches Institut) che possono fornire nuove informazioni sulla vita e l'opera di questo artista.